Trekking dei musei

Il trekking dei musei è un’esperienza da vivere lentamente. Questa passeggiata tra i musei della rete MIRA (Museo Tattile Statale Omero, Pinacoteca Civica, Museo della Città, Museo Archeologico Nazionale delle Marche e Museo Diocesano) è una conquista “slow” delle bellezze artistiche cittadine. A passo d’uomo i partecipanti potranno riscoprire il piacere del percorso che unisce tutta la rete di MIRA. Camminando insieme alla conquista delle cinque tappe, i visitatori potranno apprezzare la ricchezza artistica che avvolge l’offerta culturale dei musei e incontrare la qualità delle opere proposte dai siti espositivi.

Il percorso

Partendo dalla Corte della Mole la visita toccherà da subito la prima tappa: il Museo Tattile Statale Omero. La camminata proseguirà insieme alle guide che segnaleranno le curiosità da osservare durante il percorso tra palazzi storici e monumenti. L’itinerario sarà a cura delle guide turistiche professionali della Cooperativa Opera incaricate dall’Assessorato alla cultura e Turismo del Comune di Ancona.

All’interno di ogni museo i gruppi saranno accolti dal personale interno che introdurrà alle collezioni attraverso una panoramica generale ed entrerà in profondità descrivendo un’opera esemplificativa per ogni singolo museo. I visitatori potranno apprezzare il percorso attraverso una fruizione consapevole e lontana dalla fretta.

Il trekking si conclude al Museo Diocesano. Finita la passeggiata chi vorrà potrà tornare a visitare i musei durante tutta la domenica (negli orari di apertura).

Le opere presentate durante il trekking

Mater amabilis

Valeriano Trubbiani / Museo Tattile Statale Omero

Nell’immaginifico bestiario di Trubbiani si distingue la Mater amabilis (1988-89), soggetto caro all’artista marchigiano e riproposto anche nel gruppo scultoreo di Piazza Pertini (1995). Domina nell’opera in bronzo patinato il tema dell’amore materno, salvifico e universale. L’accostamento improbabile e potenzialmente “minaccioso” tra una mamma ippopotamo e una bambina si risolve invece in un’immagine di intima tenerezza, nel segno di una giocosa armonia.

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Sarcofago di Tito Flavio Gorgonio

Sarcofago di Tito Flavio Gorgonio

Museo Diocesano

Il sarcofago paleocristiano, databile al IV secolo, è realizzato in marmo, con scene scolpite tratte dalle Scritture ed episodi legati alla vita di Cristo. Il defunto era il rappresentante dell’imperatore romano ad Ancona: si chiamava Tito Flavio Gorgonio, come ricorda il cartiglio al centro del coperchio, su cui è incisa l’iscrizione dedicatoria, fiancheggiata da due geni alati. L’affascinante decorazione, ricca di simbologie e valenze artistiche, è scolpita sui quattro lati. Nella parte anteriore del sarcofago è rappresentato il tema della traditio legis: Cristo al centro, che consegna la nuova legge agli apostoli, con Gorgonio e la moglie ai Suoi piedi. Sulla fronte del coperchio è una delle prime e rare rappresentazioni della Natività di Gesù.

Plastico della città di Ancona

Museo della Città

Il plastico della città, in legno massello di Acero, è stato realizzato da alunni e insegnanti dell’Istituto Statale d’Arte “Edgardo Mannucci”di Ancona in circa tre anni a partire dal 1996. Realizzato in scala 1:500, si basa sulla lettura dettagliata della Carta del Dicastero del Censo de 1844. La sua costruzione è stata preceduta da una minuziosa ricerca di documenti storici, fotografici, grafici e pittorici di circa 150 anni fa. Il plastico restituisce un’immagine preunitaria della città di Ancona, all’alba di un periodo di grandi cambiamenti urbanistici che modificheranno sostanzialmente la geografia della città.

Plastico della città di Ancona
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Oinochoe 

Museo Archeologico Nazionale delle Marche

Questa oinochoe, vaso per contenere e mescere il vino, fu rinvenuta in una sepoltura dal ricco corredo a Pitino di S. Severino. Si tratta di un bellissimo esempio della prosperità raggiunta dai principi Piceni nel corso del VII secolo a.C., dimostrando come la regione fosse inserita in una rete di scambi commerciali e di condivisioni di modelli sociali e iconografici che, su impulsi vicino orientali per tramite dei commercianti Fenici e Greci, interessò l’area Mediterranea in questo periodo (definito per tali motivi “Orientalizzante”).

L’oinochoe si compone di un corpo costituito da un guscio d’uovo di struzzo, finemente intagliato con fregi disposti più livelli separati da fasce di archetti intrecciati capovolti e fiori di loto e raffiguranti animali fantastici alternati a palmette. Il collo e il piede dovevano essere in materiale deperibile, mentre la bocca è costituita da un volto femminile in avorio: la donna stringe con le mani portate all’altezza degli occhi due trecce che scendono ai lati dal viso. Ad incrementare la ricchezza dell’oggetto si aggiungono alcune applicazioni in oro.
Attribuita a maestranze etrusche con richiami a modelli fenicio-ciprioti, l’oinochoe si data tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C.

Madonna col Bambino, San Francesco di Assisi, San Biagio e il donatore Luigi Gozzi

Tiziano Vecellio / Pinacoteca Civica

La tavola fu commissionata da Luigi Gozzi (o Gozze), nobile mercante croato attivo ad Ancona, per l’altare maggiore della chiesa di san Francesco ad Alto. In primo piano viene rappresentato il committente in ginocchio mentre assiste all’apparizione in cielo della Madonna con il  Bambino. Ai lati sono presenti i santi Francesco e Biagio: il primo porta la mano stigmatizzata al petto in un gesto di forte coinvolgimento e nell’altra tiene una sottile croce, mentre il secondo accompagna lo sguardo del Gozzi con il braccio teso e il corpo slanciato ad indicare l’apparizione. Sullo sfondo si scorge la laguna di Venezia mentre ai piedi dei personaggi compare un cartiglio con il nome dell’autore e la data.

Pala Gozzi